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Con gli studi e i dati raccolti negli anni 2000 si sono svelate le
dinamiche naturali del fenomeno del buco dell’ozono. Coesistono tre elementi principali:
La formazione dell'ozono, fotochimica, a partire dall'azione solare sulla molecola del normale ossigeno diatomico
La
ridistribuzione globale dell'ozono, che tende a impoverirsi o arricchirsi, in realtà variando lo spessore dello strato, ad opera della circolazione globale.
La
distruzione dell'ozono ad opera di molecole reattive, principalmente alogenuri organici (Halocarbons).
Il buco nell'ozono è quindi una
riduzione ciclica dello strato di ozono stratosferico (ozonosfera)
che si verifica, principalmente in primavera,
sopra le regioni polari. La diminuzione può arrivare fino al 70% nell'Antartide e al 40% (2011) nella zona dell'Artide.
Riduzione dell'ozono indica il generico
assottigliamento dello strato di ozono della stratosfera che si è cominciato a studiare e rivelare a partire dalla fine degli anni settanta (stimata intorno al 5% dal 1979 al 1990).
Linguaggio specifico(per conoscitori o appassionti della materia):
(La riduzione si verifica principalmente per distruzione catalitica da parte di composti alogenati di fonte antropica (determinabili e convertibili abitualmente in cloro equivalente) che raggiungono la stratosfera, nonostante la densità maggiore dell'aria dei medesimi; per un meccanismo a catena un atomo di cloro proveniente da dissociazione fotochimica ad opera dei raggi solari reagisce con la molecola di ozono prendendone un ossigeno, formando ClO e normale ossigeno molecolare; il primo composto reagisce con altro ozono per ridare un atomo di cloro elementare, propagando così la reazione. Non sono note rilevanti ed equivalenti fonti naturali dei composti destruenti l'ozono, escludendo solo il cloruro di metile che pur essendo l'alocarburo singolarmente più abbondante, in parte di origine naturale, con il 15% ne costituisce solo una porzione ridotta.)
Lo strato di ozono (O3) funge da
filtro per le radiazioni ultraviolette: infatti assorbe del tutto la loro componente UV-C, e per il 90% la UV-B. Gli UV-A non risentono molto dell'atmosfera, ma d'altronde sono poco attivi biologicamente.[7]
Quindi la dose di radiazioni UV-B che raggiunge la superficie terrestre dipende inversamente dalla concentrazione di ozono in alta atmosfera. Le radiazioni UV-B possiedono un effetto sterilizzante per moltissime forme di vita,
sono dannose per la pelle potendo innescare la formazione di
melanomi e altri tumori, e per
gli occhi, causare una parziale
inibizione della fotosintesi delle piante, con conseguente rischio di abbassamento delle capacità di alimentarsi da parte di tutto l'ecosistema, diminuzione dei raccolti compresa, e
distruggere frazioni importanti del
fitoplancton che è alla base della catena alimentare marina.
Fonte: Wikipedia