Fino agli anni ottanta, ai proprietari di auto nuove, le Case costruttrici, pena, spesso, la decadenza della garanzia, raccomandavano il famoso rodaggio, un periodo limitato a 1.000/1.500 chilometri in cui era consigliato al proprietario una condotta di guida tale che non sollecitasse gli organi meccanici nuovi ed evitasse che certi errori in quella fase si riflettessero per l’intera vita dell’auto, magari accorciandogliela anche.
Oggi le cose sono cambiate e ci si chiede se abbia ancora senso o meno il rodaggio sulle auto appena acquistate.
I costruttori hanno limitato il ricorso al rodaggio per il semplice fatto che i nuovi propulsori, insieme alle altri parti meccaniche dell’auto, vengono rodate al banco, come si dice in gergo, ovvero, l’auto viene consegnata già rodata al cliente che l’acquista, ma ciò non significa, però, che usciti dalla concessionaria si debba spingere sull’acceleratore in maniera sconsiderata, perché, soprattutto i propulsori ad alte prestazioni, potrebbero risentirne, anche pesantemente.
Detto ciò, mentre è sempre consigliabile, soprattutto se si vuole mantenere il più a lungo possibile l’auto, evitare i fuori giri, soprattutto nelle prime settimane di vita dell’auto, così come sforzare al massimo le marce pretendendo dalla propria vettura, da subito, prestazioni da Formula Uno, oltretutto è sempre bene che il nuovo proprietario prenda confidenza con la propria auto.
Se, però, il rodaggio, inteso come lo si considerava una volta, è rimasto più un ricordo del passato che un’esigenza attuale, questo lo si deve anche ai nuovi lubrificanti e ai nuovi componenti che entrano nella costituzione, soprattutto dei motori, che evitano il collassarsi delle parti fra di loro a rischio di grippaggio o di fusioni. Per cui, delicatezza per le prime centinaia di chilometri della vettura; si avrà modo di sfruttare di più il motore, quando tutte le parti si saranno definitivamente assestate fra di loro.