Oggi è il grande giorno, Ti ho attesa a lungo e finalmente è arrivato il momento.
La vigilia è stata densa di impegni, no venduto la vecchia auto, firmato carte, scelto le coperture assicurative che ti serviranno se dovessi ammalarti.
Questa notte ho dormito pochissimo, un po’ come i bimbi la sera prima di natale. Ti ho sognata, ho meditato sul portachiavi e sulle gomme termiche, per non farti patire il freddo e scivolare quando mi porterai a spasso sotto candidi fiocchi.

Mi sono alzato presto, ho mangiato colazione e sono uscito a prendere la Corriera per Torino. Prima di partire ho acquistato il primo numero della rivista TopGear, a sorpresa ho trovato una prova comparativa fra 500, Mini, Smart e Mitsubishi. Naturalmente ne esci vincitrice, ma poco importa, ti ho scelta col cuore e le opinioni degli altri mi interessano poco.

Scendo dal bus in Corso Unione Sovietica, dopo aver guardato sfilare alla mia sinistra tutto lo stabilimento fiat. Per arrivare al Motorvillage devo percorrere 2 km di corso Tazzoli, decido di farli a piedi, ma ancora non so che sarà una scelta dai risvolti inaspettati. Sono le 9:10, la giornata è tersa e l’aria gelida, mi incammino lungo la ciclabile del vialone che divide in due il corso. L’erba è curata, le piante giovani ed ancora verdi, ogni 10 metri due torri triangolari raccontano un pezzo di storia del quartiere Mirafiori, che è la storia della Grande fabbrica nata in mezzo ai campi e di tutto quel che gli sta intorno. Inizio a camminare, fermandomi a leggere questi grandi pannelli e guardare le foto storiche. In un primo momento leggo con distacco, come un qualunque turista. Poi arrivano gli anni della guerra, con le distruzioni e la fame, qui l’emozione inizia a salire, mi torna in mente l’esilio del nonno e mille vicende familiari. Questa passeggiata mattutina diventa un viaggio nel mio passato, mille pensieri si incrociano indissolubilmente e le sensazioni sono tanto forti da obbligarmi a fermarmi per cercare di schiarirle e contenerle.

I tabelloni sono finiti, sono ormai davanti alle officine di verniciatura, davanti a me inizio a scorgere il traffico di corso Orbassano. Mi volto a guardare il lungo tratto di viale appena percorso, sembra quasi una metafora della vita. Dietro a me c’è la storia, sono controluce e l’immagine sovraesposta assomiglia molto alla raffigurazione di un sogno cinematrografico. Davanti a me un tratto di intimo silenzio, poi il traffico della città, il futuro.

Tutto d’un tratto, cara bambina, ti trasformi. Non sei più un’auto, diventi qualcosa di mistico. Cinquant’anni fa fosti la prima auto, la realizzazione di un sogno per milioni di persone. Eri lo stipendio di 5 mesi, quando ancora si metteva su famiglia portando i materassi da casa ed andare al ristorante una volta l’anno era un lusso.

Oggi sei molto diversa, nell’immagine collettiva sei l’auto chic, che bisogna permettersela, quella del “vorrei ma non posso”. Invece no, tutto sbagliato! Sei rinata ma sei quella di sempre, piccola, simpatica e poco inquinante. Costi come un’utilitaria ma mi coccolerai come un’ammiraglia, sei nuovamente l’auto dei sogni possibili. Un pensiero improvviso mi blocca impedendomi di camminare oltre, mi emoziono pensando che, in un certo senso, sei la mia prima auto…

Sono quasi le 10, il mio viaggio sensoriale sta finendo, entro nel luccicante villaggio dell’auto, sbrigo le pratiche e mi appresto a ricevere le chiavi. Ma questa è un’altra storia,…