La mattina quando scendo in garage e vedo la mia Grigio Campovolo non riesco a resistere alla voglia di appoggiare la mano sulla sua fiancata per accarezzarla.
L’emozione di accendere il motore ed ascoltare il suo rombo (enfatizzato dallo scarico Record Monza) premere il pulsante del mio cambio MTA e partire snocciolando le marce con la progressione garantita dal Kit Esseesse non ha pari…
Eppure so che fra poco al suono del mio quattro cilindri turbo si sostuirà il sibilo del motore sincrono della BMW i3, la prima vera auto elettrica europea.
I miei 7,1 secondi di accelerazione garantiti dai 160 CV scenderanno ai 7,2 secondi dei 125 kW (che sono l’equivalente di 170 Cv) anche se forse non me ne renderò nemmeno conto visto che la coppia è molto, molto maggiore e disponibile da… subito.
Ma so che non sarà più la stessa cosa.
Quando tre anni fa è iniziata la mia storia d’amore con la Grigio Campovolo sapevo che sarebbe durata solo poco più di 1000 giorni, ma mi sembravano così tanti ed era così entusiasmante godermi il suono dello scarico a capote aperta con lo scoppiettio in fase di scalata (grazie alla doppietta automatica) o le “botte” in fase di accelerazione!
Eppure i tre anni (in cui ho girato l’Italia facendo 55 mila chilometri con l’iniziativa Rally 1000 Aziende) alla fine sono passati e fra poco ne inizieranno altri tre, che passerò invece alla guida della BMW i3 bianca con le grandi scritte blu sulle portiere con il nome della mia nuova iniziativa: SoluzioneBlu.
Sono sicuro che sentirò la nostalgia degli interni in cuoio della mia Grigio Campovolo e sono certo che, se per strada qualche ABARTHISTA, riconoscendomi, mi chiederà qual è la differenza, la risposta potrà essere una sola: le nostre ABARTH hanno il cuore, le BMW i3 solo il cervello!
P.S. se qualcuno fosse interessato alla mia Grigio Campovolo e fosse intenzionato a trattarla bene come l’ho sempre trattata io, me lo faccia sapere in privato.